Il Coronavirus visto dai Ballerini di Tango Argentino

Uno di noi, il primo in assoluto che poteva essere chiunque ahimè, si è imbattuto con questo virus, forse a ballare, forse no, ma di fatto è stato abbracciato da questo bellissimo esemplare di Coronavirus di ultima generazione.
E’ nuovo di zecca, principiante, mai identificato nell’uomo e perciò più pericoloso. Non è ancora chiaro perché ha fatto questo salto di qualità arrivando a contagiare un sacco di gente senza ovviamente risparmiare i ballerini di Tango Argentino.
I ballerini di Tango Argentino fin dall’inizio si sono schierati secondo la loro personalità in due modi: evitando fin da subito di andare a ballare o aspettando le ordinanze restrittive da parte del governo. Non voglio sottolineare qui chi ha ragione e chi torto, anche se ovviamente, il senno di poi è una scienza esatta ma di certo la prudenza e i comportamenti dettati dal buon senso sono quelli vincenti.

Spezzo una lancia in favore di coloro che speravano fino all’ultimo che questo virus non dilagasse fra tutti e in così poco tempo, dicendo che questi ultimi non sono assassini e che forse dipende dalla loro personalità e di come affrontano la vita di tutti i giorni. Chi balla il Tango non ha la licenza di uccidere ma nemmeno la vuole.
Prima di essere ballerini di Tango Argentino siamo esseri umani e viviamo la realtà governando più o meno bene tutta la gamma delle emozioni insite nella natura umana. I ballerini di Tango Argentino più accaniti sono sempre andati a ballare e niente a volte li ha mai fermati, figuriamoci se un semplice raffreddore poteva farli stare a casa. Ai tempi dei tempi, una aspirina e via.
Tutti in Milonga perché noi sappiamo quanto benessere porta un abbraccio di Tango. Arrivavamo in Milonga con il mal di testa, dopo due tandas stavamo già da Dio e il giorno dopo non avevamo alcunché da lamentarci, sani più di prima.

Il contatto con questo maledetto virus è inevitabile e non solo nel mondo del Tango e noi possiamo e dobbiamo solo contenerlo.
Certo i social e mass media si sono fatti d’oro nel diffondere di tutto e di più su questo argomento sia dicendo cose sensate che viceversa. I ballerini di Tango Argentino purtroppo sono una delle comunità più a rischio di contagio poiché la vicinanza dei corpi stretti in un abbraccio favoriscono la trasmissione del virus ma se il ballerino di Tango ne è affetto purtroppo lo saprà solo a distanza di tempo, quello cioè relativo all’incubazione che lo esonererà di andare a ballare e con lui, quando è possibile, anche quelli che ne sono venuti a contatto.

Lo Stato ha preso le sue decisioni e le ha fatte ordinanze. Bene, meglio così! Tutti comunque criticano tutto e tutti, come sempre accade per i fatti di vita, ma al di là del mero guadagno dei Maestri di Tango e della Scuola di Tango nonché degli organizzatori di eventi che però non credo siano la maggioranza, della mancanza del Tango ne soffriamo veramente tutti.
Sostenere, come abbiamo sempre fatto, che il Tango crea dipendenza, che fa bene alla salute, che il suo abbraccio libera endorfina e rinunciare per sé e per il bene della collettività, è veramente un grosso sacrificio che a questo punto faremo tutti perché legge almeno in Italia.

Al di là del vero pericolo per la salute e per la vita (i dati non sono così chiari perché non avendo fatto il tampone a tutta la popolazione, non sappiamo in realtà, quanti sono i casi positivi sia sintomatici che asintomatici) e senza discutere se letale e per chi, ciò che istilla questo virus è la paura.
Come possiamo noi ballerini di Tango Argentino affrontare questa situazione senza sottovalutare o sopravvalutare la realtà dei fatti?
Come possiamo evitare la paura di massa? Di massa perché tutti siamo “attenzionati” sul fattore potenzialmente nocivo per la salute come quella di infettarsi.
Come sono stati educati i ballerini dai Tango dalle loro famiglie? Sono cresciuti con il terrore di ammalarsi oppure sono cresciuti consapevoli di avere un organismo in grado di superare le malattie?
I primi forse eviteranno per natura di ballare il Tango oppure balleranno senza troppi scambi di coppie e, se avessimo osservato questo fenomeno in questa ottica, forse non li avremmo considerati come coloro che se la tirano… chissà.
Ci sono peraltro anche i ballerini di Tango che pensano di essere immuni dal contagio ma considerano che il virus possa colpire gli altri. Questo succede quando abbiamo notizie allarmanti relative al contagio di altre persone. E’ indiscutibile l’effetto mediatico data dalle notizie odierne, sia esse false o meno, che possono portare i ballerini di Tango a suggestioni o a immedesimazioni, perciò ritengo sia dovere di tutti, non diffondere notizie di dubbia provenienza, attenendoci a condividere ciò che di reale c’è consultando siti accreditati.
E’ normale e giustificato essere spaventati e in allarme, ma ciò non toglie che dobbiamo mantenere la calma e se anche parlarne esorcizza le nostre paure, più ne parliamo e più amplifichiamo il terrore come in una cassa di risonanza e l’eco ritorna indietro all’infinto.

Cosa possiamo fare e come possiamo affrontare noi ballerini di Tango, quanto ci sta accadendo?
Seguire quanto ci viene indicato dalle disposizioni, vivere il più serenamente possibile questo momento di pausa forzata, evitando di scannarci, specie sui social, perché tanto poi, ci abbracceremo di nuovo in tandas appassionate, come abbiamo fatto fino ad ora.
Mi chiedo quale sarà il comportamento dei ballerini di Tango quando questo periodo sarà finito… tutto come prima oppure reticenza al di là dello scampato pericolo?
Tutto dipenderà dalla personalità del ballerino di Tango. Ciò che era prima ritornerà ad esserlo, con tutta la sua essenza di Tango,se l’aveva!

1 Comment

  1. Mauro ha detto:

    Tutto tornerà come prima, con tutta l’essenza di Tango che aveva, no…. se l’aveva, ma…… PERRCHE L’AVEVA, E LA RIAVRÀ.
    Magari non c’è ne rendiamo conto. Ma anche questa pausa forzata, va considerata quella forma di rispetto per ogni uno di noi, al di là delle paure, riflettiamo sulle note di 7n tanto, ascoltandolo, sognandolo, pensando che….. un abbraccio ci aspetta ancora.

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